Il nostro Parco è ricco di ville
patrizie; in genere si tratta di fattorie, cascine, piccoli fortini e
casini di caccia che, adattati a partire dal Cinquecento, diventano le
"ville della delizia" dell’aristocrazia milanese, fino a tutto
il Settecento, quando anche gli "arricchiti" vengono elevati ai
ranghi della vecchia nobiltà. È questa nuova classe sociale che,
imitando i nobili, arricchisce di nuove e sfarzose ville il territorio a
ridosso del Lambro, e il giardino assume importanza, passando dal
"giardino all’italiana" al più scenografico "giardino
all’inglese", dove i viali che portano alla "villa" sono
lunghi anche chilometri, e gli spazi aperti sono dei veri e propri
"giochi prospettici".
I nuovi ricchi si contendono i poeti più famosi dell’epoca; e la sera,
dopo la cena, vengono allietati da musica, buone conversazioni e
addirittura, dove la villa ha un teatro, da rappresentazioni teatrali.
Alla fine del Settecento viene
costruita la Villa Reale di Monza che, oltre a segnare da subito un nuovo
modo di progettare la villa patrizia, favorisce l’espandersi del gusto
per la pittura, gli stucchi, le decorazioni e le sculture.
Fior di pittori (l’Appiani), scultori (il Canova), architetti (il
Cagnola), lavorano per abbellire e progettare queste residenze signorili.
Nell’Ottocento vengono costruite parecchie ville che si riducono però
di volume e monumentalità; con l’avvento della ferrovia che porta verso
nord, i borghesi si spostano più facilmente e rapidamente, ed ecco che le
ville patrizie cominciano a sorgere oltre la Brianza: è per questo motivo
che la linea ferroviaria Monza-Molteno-Oggiono veniva chiamata "la
ferrovia dei ricchi".
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